Educare i detenuti può permettere di tenere sotto controllo la recidiva: il ruolo dell’istruzione in tale contesto.
L’istruzione all’interno del sistema carcerario è molto importante, al fine di sostenere e promuovere il reinserimento sociale dei detenuti e ridurre la recidiva. Spesso trascurata, la formazione e l’educazione nelle carceri rappresentano un percorso molto utile per offrire una seconda possibilità a chi ha commesso un errore, ma anche per migliorare la sicurezza pubblica e ridurre i costi sociali ed economici legati alla criminalità.
L’istruzione come percorso riabilitativo che può evitare la recidiva
Secondo il DAP, ossia il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e l’ISTAT, il 40% dei detenuti è riuscito ad ottenere un titolo di studio pari o inferiore alla scuola media.
Pertanto, si è registrato anche un tasso di analfabetismo che raggiunge l’1,4% all’interno delle carceri italiane. Considerando il periodo scolastico che va dal 2022 al 2023, solamente al 34,2% dei detenuti si è sottoposto a percorsi formativi ed educativi, completando poi con successo il corso.
L’istruzione, dunque, svolge un ruolo molto importante sulla recidiva, evitando, dunque, che il detenuto attui, ancora una volta, comportamenti criminali dopo aver scontato una pena detentiva.
D’altronde, bisogna considerare che uno dei principali fattori che contribuisce a tale dinamica è la mancanza di opportunità di integrazione nel mondo del lavoro e nella società una volta fuori dal carcere.
Molti detenuti, infatti, varcano i cancelli senza avere un bagaglio di competenze spendibili, incontrando, di conseguenza, difficoltà nel trovare un’occupazione. Ciò li porta spesso a reintrodursi in contesti criminali.
Un’opportunità importante per abbracciare una nuova prospettiva di vita
Dando lo sguardo ai dati, però, notiamo che solamente il 45,1% degli iscritti ai costi scolastici che si tengono all’interno delle carceri ha raggiunto la promozione nel periodo 2022 2023.
Per questo motivo, dunque, si evidenzia da tali informazioni una sorta di disparità tra il numero di detenuti iscritti ai corsi educativi e quelli che riescono a effettivamente a completare il percorso con successo.
C’è – però – da dire che negli ultimi tempi ben 44 atenei italiani hanno aderito al Consorzio Nazionale dei Delegati dei Rettori per i Poli Universitari Penitenziari, i quali per l’appunto hanno permesso ai carcerati di iscriversi a corsi universitari proprio nel corso dell’anno accademico 2022-2023.
Un segnale importante che – nei fatti – permette di promuovere il reinserimento sociale dei detenuti, utile ad evitare la recidiva.
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ultimo aggiornamento: 7 Ottobre 2024 15:48